Negli ultimi anni la protesi d’anca mininvasiva ha consentito a molti pazienti di poter ottenere un intervento chirurgico meno invasivo rispetto alle tecniche tradizionali. Affronteremo in questa guida, i potenziali benefici e i motivi per la quale sarebbe opportuno richiedere questa tecnica piuttosto che le classiche.

La protesi d’anca mininvasiva viene eseguita per via anteriore, rispetto alle vecchie metodologie che invece richiedevano un metodo diretto laterale o posterolaterale. La differenza sta nel risparmio dei tessuti peri articolari (principalmente i muscoli) al fine di ridurre i tempi di recupero ed anche le potenziali complicazioni.

Protesi anca mininvasiva: quando è necessaria

La protesi totale d’anca per via anteriore mininvasiva ha chiaramente molteplici benefici. Ecco quali benefit consegue tale tecnica:

Per via di accesso anteriore, si intende una piccola incisione longitudinale sulla pelle (con lunghezza approssimativa di 7 centimetri), nella parte Antero laterale.

L’operazione è consigliabile a tutti i pazienti indistintamente dalla loro età. L’unica difficoltà potrebbe verificarsi nei soggetti più muscolosi, tozzi, obesi e con delle alterazioni morfologiche dell’anca, ma tale valutazione verrà eseguita dal chirurgo durante la visita e con la valutazione delle radiografie eseguite.

Riabilitazione dopo protesi anca mininvasiva: quanto tempo occorre?

La riabilitazione dopo un intervento per la protesi anca mininvasiva può richiedere (si intende con la tecnica per via anteriore), fino a massimo quattro settimane. Trascorso questo periodo è possibile riprendere con le normalità attività quotidiane.

Nella maggior parte dei casi i pazienti riprendono la guida o il lavoro dopo circa 4/6 settimane. Per l’attività sportiva invece, i tempi potrebbero prolungarsi di più: passando ad una attesa di circa 3 o 4 mesi.

Naturalmente va commisurato tutto in base alla situazione del paziente e alle attività che desidera svolgere. Ad esempio, sport più intensivi ad alto impatto (come sci, tennis, pallavolo e basket), richiedono un tempo più lungo, il cui minimo non sarà inferiore ai 4 mesi.

Riabilitazione dopo protesi anca mininvasiva: qual è il percorso più corretto da fare

La metodologia di riabilitazione dopo la protesi anca mininvasiva è differente in base ad ogni specialista. In alcuni casi è sufficiente un percorso di fisioterapia di deambulazione assistita grazie all’ausilio di bastoni antibrachiali, oppure un programma riabilitativo fisiokinesiterapia (a secco).

In altri casi, è consigliato seguire un programma di piscina riabilitativa o ulteriori tecniche fisioterapiche per potenziare i muscoli dell’arto inferiore.

Indipendentemente dal tipo di percorso, l’obiettivo è quello di rafforzare il quadricipite della gamba coinvolta ed i glutei.

In molti casi ci si imbatte in una domanda molto comune: quanto durano i dolori dopo protesi anca? Non esiste una risposta ben definita, soprattutto perché l’intensità del dolore è soggettiva, ma in generale, in base alla gravità della patologia iniziale e della difficoltà dell’intervento, i dolori passare qualche giorno o al massimo una settimana.

Protesi totale d’anca per via anteriore mininvasiva: conviene sempre?

L’applicazione di una protesi totale d’anca per via anteriore mininvasiva è consigliata nella maggior parte dei casi. Si tratta oramai di un intervento consolidato, la cui percentuale di successo è molto elevata. L’intervento consentirà di poter riprendere le attività quotidiane, ma con un netto miglioramento: aumentando di fatto la qualità della vita.

Non ci sono vantaggi soltanto estetici, ma anche strutturali, dato che si tratta di un’operazione chirurgica non invasiva in grado di poter risparmiare le strutture anatomiche di maggior importanza.

Rispetto ai classici metodi più invasivi e dolori, degli studi hanno affermato che almeno il 30/40% dei pazienti potrà dire addio alle stampelle dopo circa quattro giorni trascorsi dal post-intervento.

Il periodo più importante sarà certamente quello riabilitativo, dal momento in cui è indispensabile concentrarsi adeguatamente affinché il paziente possa riprendere padronanza delle sue articolazioni e attività quotidiane. Infatti, l’articolazione dell’anca dev’essere pensata come una articolazione integrata con l’anca controlaterale e con il rachide lombo sacrale e come tale deve essere rieducata.

Le conseguenze di una mancata o errata riabilitazione post operazione, potrebbero essere un dolore residuo, un possibile squilibrio posturale con annesse difficoltà nelle azioni quotidiane.

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