Bisogna subito precisare che molti bambini piccoli hanno il piede appunto, piatto.
Fino ai 5 anni del bambino, questa condizione è infatti del tutto normale e costituisce una specifica fase dello sviluppo del piede del piccolo. Quando impariamo a camminare è utile avere una base di appoggio più ampia per avere un equilibrio migliore fino a quando avremo una deambulazione regolare.
La volta plantare crescerà e si formerà gradualmente nel corso dell’infanzia, fino a raggiungere una normale forma/funzione, attorno ai 6/7 anni.
E’ quindi questa l’età giusta per avere una prima valutazione specialistica del piede, soprattutto in caso di sintomatologia. La maggior parte delle volte infatti il piede piatto è asintomatico, solo in alcuni casi può dare affaticamento, saltuaria zoppia o dolore ai piedi/crampi.
Sarà quindi fondamentale durante la visita specialistica l’anamnesi, parlare con i genitori e con il piccolo paziente, controllare l’usura delle calzature. Solo in un secondo momento si valuterà la necessità di eseguire una radiografia dei piedi in carico, per escludere eventuali patologie associate o difetti scheletrici.
Correggere il piede piatto del bambino significa a lungo termine, contribuire sia migliorare lo svolgimento di azioni quotidiane, a partire da una semplice passeggiata, fino alla attività sportiva. Ma serve realmente un intervento in ogni singolo caso?
Piede piatto nei bambini: esistono degli esercizi curativi?
Ancor prima di una possibile operazione, il problema del piede piatto nei bambini viene a volte migliorato grazie a degli esercizi specifici, spesso chiamati esercizi cavizzanti, ad esempio
- Sollevamenti sulle punte
- Esercizi con una palla da tennis sotto il piede
- Stretching del tendine di Achille
- Camminate sulle punte, sui talloni, sul margine esterno del piede e in successione con tallone-esterno-punta-saltello (rieducazione del cammino)
- Afferrare piccoli oggetti fra i piedi o con le dita e inserirli all’interno di un cerchio o passarli da un piede all’altro
- Stropicciare un asciugamano a terra con le dita e la pianta del piede
Questi esercizi dovrebbero essere eseguiti giornalmente o almeno 3/4 volte a settimana e si potrebbero notare i primi sollievi dopo una decina di giorni. Sarebbe meglio se, soprattutto le prime sedute, tali esercizi venissero eseguiti con l’assistenza di un fisioterapista, in modo da evitare esecuzioni viziose
Quando correggere piede piatto? Tutti i casi specifici
Bisogna tener conto di quando correggere un piede piatto in quanto l’avanzare dell’età, potrebbe ridurre la possibilità di risolvere definitivamente il problema. In linea di massima l’intervento idealmente va eseguito tra gli 9 e 12 anni di età.
Sussistono ulteriori casi, dove l’operazione può essere effettuata anche in età adolescenziale, a 13 o 14 anni. In questo caso però, così come è stato preannunciato, la possibilità di risolvere completamente il problema potrebbe ridursi.
L’uso dei plantari correttivi, prima di arrivare all’intervento, va valutata caso per caso. E’ infatti dimostrato che i plantari non hanno alcun potere correttivo, ma possono aiutare in caso di dolore. Sarebbe bene comprendere l’intensità (se presente), del fastidio o dolore avvertito dal bambino. Qualora non ci fosse nessun sintomo, allora è sconsigliato l’uso dei plantari.
I plantari non solo sono in grado di esercitare una azione attiva (in grado di modificare la storia naturale del piede) ma correggono la deformità, migliorando il dolore.
Viceversa, se il bambino dopo aver passeggiato tanto tempo o dopo aver pratico uno sport intenso dovesse accusare male alle ginocchia, ai piedi oppure ai polpacci, allora l’uso dei plantari potrebbe essere indicato.
Correggere il piede piatto, tipo di intervento
L’operazione chirurgica verrà proposta dal chirurgo in base alla gravità del caso. Esistono diverse tipologie di intervento ma la tipologia attualmente più eseguita è quella di endortesi.
In tale intervento, della durata di 10/15 minuti, viene inserita una piccola protesi in titanio a livello del seno del tarso, tra calcagno e astragalo. Essa ha l’obiettivo di guidare la corretta maturazione delle ossa del piede, ottenendo una progressiva correzione.
Nella maggioranza dei casi tale protesi non verrà rimossa, se non in caso di intolleranza, a correzione avvenuta.
E’ un intervento poco invasivo, soprattutto se confrontato con interventi eseguibili in età più avanzata, e richiede un ricovero di massimo una notte. Il recupero è molto rapido, pochi giorni per tornare a camminare e 6/8 settimane per tornare a correre.